Prevenzione, Sicurezza e Difesa

LA FILOSOFIA DEL NOSTRO GRUPPO

LE ESIGENZE DELLA DIFESA PERSONALE

Per questa ragione nei nostri corsi non ci sarà nessuna mercificazione ne di diplomi ne cinture !

La difesa personale non è da intendersi come un insieme di tecniche ed insegnamenti atti ad usare violenza per sopraffare fisicamente un avversario prima che sia lui a farlo.

In realtà, la difesa personale comprende esclusivamente tecniche e strategie per la difesa dalle aggressioni, a livello fisico, psicologico e verbale.

In tema di autodifesa un concetto molto importate è quello della prevenzione, e per questo viene incluso negli studi di tali tecniche. La prevenzione serve ad evitare inutili situazioni di rischio per la persona. Spesso questo concetto non è compreso immediatamente da chi si avvicina per la prima volta allo studio di tali tecniche.

La difesa personale deve quindi essere vista come una cultura di prevenzione adatta a tutti. Lo studio di un’arte di difesa prima di tutto intende dare fiducia in sé stessi ed una conoscenza dei rischi e delle violenze, l’atteggiamento di una coscienza preventiva da qualsiasi aggressione.

L’attività di difesa personale parte da due filosofie essenziali:

  • essere preparati;
  • serve solo per difesa e mai per offesa.

Le tecniche di difesa personale si differenziano per due caratteristiche fondamentali:

  • l’applicazione: devono cioè essere eseguite nel modo più efficace possibile, e soprattutto non ci sono esclusioni di colpi;
  • la durata: mentre l’allenamento sportivo prepara l’atleta ad affrontare incontri molto lunghi, suddivisi magari in più round, quello di autodifesa prepara l’allievo ad affrontare scontri che magari possono durare pochi secondi. Lo scopo non è ovviamente quello di totalizzare più punti dell’avversario,  ma quello di terminare lo scontro a proprio favore e nel più breve tempo possibile.

Le attività rivolte al miglioramento della difesa personale sono molte. Si evidenziano, in particolare:

  • studio approfondito ed utilizzo del corretto atteggiamento mentale;
  • una preparazione fisica adeguata per poter eventualmente dove ci fosse la possibilità di scappare;
  • uso di articoli dissuasivi (es. spray al gas OC); oggetti occasionali;
  • conseguimento di licenza di porto d’armi, per l’acquisto, detenzione e possesso di armi;

SICUREZZA E DIFESA PERSONALE

La Sicurezza può essere intesa in modo duplice come qualcosa di reale, tangibile ma anche come una sensazione. In realtà, si dovrebbe parlare soprattutto di percezione della sicurezza.

La sicurezza può essere associata alla probabilità che si verifichino determinati rischi in rapporto alle misure di protezione. La sicurezza, però, è legata anche e soprattutto alle reazioni psicologiche  e alla valutazione o stima del rischio. Inoltre, essa comporta una valutazione ponderata.

Chiudere a chiave la nostra abitazione quando usciamo è una nostra abitudine, così come quando decidiamo di percorrere una certa strada. Continuamente, anche in modo inconsapevole, adottiamo un’ abitudine.

Analogamente, compiamo degli errori quando esageriamo  alcuni rischi e ne minimizziamo altri.

La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e orienta, di fatto, i nostri comportamenti. A volte, temiamo situazioni che non sono rischiose o non temiamo situazioni che invece lo sono. Tale discrepanza dipende:

  • dal controllo: quanto controllo è possibile esercitare sugli eventi che determinano un rischio/pericolo;
  • da quanto volontariamente la persona ha deciso di affrontare una situazione rischiosa/pericolosa;
  • da quanto gravi sono le possibili conseguenze.

È una parte del cervello molto antica e produce adrenalina e altri ormoni che attivano la risposta “combatti o scappa”.

L’essere umano è dotato anche della corteccia cerebrale che interviene facendoci ragionare e valutare le varie situazioni. Siamo dotati, dunque, di un sistema primitivo ed intuitivo e di uno avanzato e analitico.

Ripensare alla sicurezza come una vera sensazione soggettiva diventa di strategica rilevanza.

L’aggressione è un atto attraverso il quale chi aggredisce arreca offesa verso uno o più soggetti (vittima/e). Lo scopo è ledere, offendere, distruggere o comunque superare un ostacolo. Sorvolando sulle diverse definizioni e teorizzazioni che negli anni si sono succedute, l’aggressività è insita nella natura ed è fondamentale per la sopravvivenza. In ogni caso, è sempre frutto di interazione tra più fattori (biologici, psicologici, sociali).

L’aggressione ha generalmente due componenti principali:

  1. L’innesco, un qualsiasi diverbio che tende a trasformarsi con rapidità.
  2. L’escalation, conflitto che genera una crisi.

In termini dinamici, invece, possiamo parlare di:

  1. Fase di crisi: evento inusuale con accezione negativa.
  2. Fase di reazione: attivazione di meccanismi di difesa.

Sarebbe auspicabile esercitare sempre e comunque un’ autocontrollo, ovvero un repertorio metodologico e operativo che consente di mantenere la razionalità e la valutazione oggettiva della situazione.

Quando si parla di aggressioni, possiamo, al contempo, fare una differenziazione su base statistica:

  • da parte di malviventi abituali.
  • da parte di teppisti/vandali.
  • conseguenti a liti.
  • da parte di soggetti in stato di alterazione mentale.
  • dovute ad altri scopi.

È auspicabile, comunque, valutare sempre le situazioni di estrema pericolosità, così come considerare il caso di una persona sotto influenza di sostanze stupefacenti. In tal caso, ad esempio, dovremmo anche tener conto delle alterazioni della soglia del dolore, della mancanza eventuale di equilibrio e delle evidenti difficoltà nell’eventuale  dialogo. Andrebbe quindi effettuato un vero “scanning” della persona e della situazione.

In ottica di prevenzione, è importante approfondire anche quel settore di studi conosciuto come vittimologia. È una disciplina che studia la sfera bio-psico- sociale di una data vittima ma anche il rapporto tra essa e l’aggressore, così come l’ambiente e il quadro fenomenologico di un determinato reato/crimine.

La vittimologia si occupa anche delle conseguenze psicofisiche dei diversi reati e crimini e di come questi siano percepiti e vissuti da chi li subisce. Possiamo, pertanto, specificare la seguente utile classificazione di vittima:

  • Elettiva o ad alto rischio: es. bambini, anziani, donne, …
  • Vulnerabile: es. persone che per svariate ragioni, anche legate alla residenza o ad aspetti socio-ambientali, conducono una vita più esposta al rischio.
  • Appetibile: es. una persona benestante.
  • Precipitate: es. una persona che interviene per sedare una rissa e diventa bersaglio sostitutivo.
  • Casuale: vittima dovuta al caso fortuito.

Il senso della percezione della sicurezza è legato sicuramente anche al contesto e all’ambiente esterno e quindi ai differenti scenari in cui possiamo trovarci ma anche al nostro senso di efficacia che può cambiare, in primis, con la conoscenza e poi, acquisendo, progressivamente, una formae mentis differente, più consapevole e proattiva.